2 agosto 1980 dittico parte I |
2 agosto 1980 dittico parte II |
L'arte contemporanea è in decadenza da molti anni. È decadenza dei valori, svuotamento dei significati, imbarbarimento delle capacità. Le tematiche che tratta l'arte sono spesso banali e trattate con ingenuità. I messaggi non sono sublimati e giungono a noi come triti aforismi di semplicità infantile. Gran parte del mondo dell'arte non scalfisce più il subconscio e non comunica più con la collettività con la raffinatezza che dovrebbe essergli propria. Esso tende a divenire una subcultura. La sintesi, la suggestione, la retorica, restano strumenti sconosciuti a molti artisti che sono spesso celebrati come illuminate presenze ma che in realtà sono improvvisati.
Qui si desidera rilanciare l'interesse per le arti figurative con delle iniziative atte a promuovere e sostenere artisti colti e dotati. Tali iniziative sono un tentativo per conservare e, un giorno, riaffermare il vero ed unico concetto base dell'arte: "non esiste arte senza bellezza e senza cultura". Questa è una missione del pari di quelle dei frati medievali che nei periodi più neri del medioevo, conservavano la conoscenza con sacrificio.
Con l’inizio del nuovo millennio uomini di buona volontà ritenevano, forse peccando d’ottimismo, che l’umanità avrebbe cominciato a guarire dei suoi mali ereditari. Ciò che sta accadendo ed è accaduto fin dall'inizio del secolo XXI, ha smentito ogni aspettativa. La politica e l'arte sono responsabilizzate per prime e debbono mobilitarsi per porre ostacoli morali ed intellettuali a questa imponente ondata di terrore.
In questo contesto s'introduce il dittico “2 agosto 1980”. L’opera è composta di due tavole in compensato delle dimensioni di cm 300 x 150 ciascuna. È un dipinto ad olio realizzato nel 1982. Pur essendo estremamente personale questa pittura si colloca nella tradizione dell'espressionismo astratto attuando tuttavia l’unione della pittura del Rinascimento Italiano e Fiammingo in un mix geniale e sofisticato.
Da critici autorevoli Eremita è stato descritto come il Bacon Latino.
Il “2 agosto 1980” si rivolge all'Umanità di cui è presentata la condizione alienata e indegna dell'uomo. L’opera non è realistica ma simbolica, si noti che essa non è collocata in un contesto architettonico o geografico ma è sospesa in un ambiente indefinito che non ha alcuna attinenza con l’onirico ma con la volontà di esaltarne il significato universale.
Tolti i riferimenti di tempo e spazio, lo scopo è quello di delineare lo stato di frustrazione e mutilazione della volontà positiva di fronte all’ottusità del terrore ed alla vacuità dei disvalori e dell’immoralità di chi diffonde la paura e l’odio.
Ecco che interviene il colore: entrambe le scene, grazie ad una raffinata tecnica pittorica, sono immerse in un’atmosfera di tensione e paura. Con abilità cinematografica Eremita insinua l’oscuro presagio e il senso di disorientamento ed ansia fino all’improvvisa manifestazione del male con tinte contrastanti e vivide. Non manca nemmeno la musica e la possiamo ascoltare come il lento tenebroso macabro e muto latrare della tromba del giudizio, che sale dal fondo buio del futuro o dalle viscere del mondo dei morti da cui Cristo sale e porta finalmente giustizia.
Le opere hanno un senso di lettura: dall’alto in basso e da sinistra a destra, esse sono infatti suddivise in netti settori che individuano cause ed effetti del male.
Nel primo, partendo da sinistra, individuiamo due figure disumanizzate e deformate. Esse svelano la mostruosità del vuoto dei valori etici e morali. Alla loro destra si manifestano gli effetti: in alto la distruzione dei più deboli, in basso la tromba del giudizio universale; estremo monito. Nel secondo, partendo dall’alto, sono efficacemente rappresentati coloro che tramano e ordiscono le afflizioni, in basso da sinistra a destra gli effetti di mutilazione nel corpo e nell’anima, e la negazione del progresso e delle conquiste civili dell’umanità simboleggiate dal cavallo ellenico atterrato e mutilato.
La tecnica pittorica è di qualità finissima, il colore è trattato come luce nella tradizione rinascimentale michelangiolesca.
Si suggerisce l'acquisizione di opere di pittori e scultori, che siano ispirate dal rifiuto per la violenza, la guerra, la sopraffazione ed il terrore. Sarebbe auspicabile destinare spazi pubblici in cui inserirle.
Ogni acquisizione avrebbe il duplice ruolo di ricordare ed affermare l'avversione per la violenza e di sostenere ed incoraggiare chi aiuta tutti noi a ricordare tale avversione, inoltre la raccolta, dotata di una finalità precisa, godrebbe d'interesse particolare e sarebbe un punto di riferimento per il pubblico dell'arte, sempre più in crescita negli ultimi anni.